Dopo tanta attesa, finalmente eccola qui!
Di una bellezza folgorante, imponente ma sbarazzina.
Verrebbe voglia di guidarla subito, ma l’ora ormai notturna e il clima gelido consigliano di pensare prima al necessario settaggio iniziale.
Molto utile per iniziare a familiarizzare con la creatura. Ad esempio, le sospensioni: iniziamo con un setup medio, poi vedremo sul campo. Inizia subito ad intrigarmi il manettino di regolazione della compressione alle basse velocità, che non si trova sulla Fox: dovrebbe garantire un modesto affondo sulle discese ripide, conservando la maggior parte della corsa per digerire gli ostacoli: vedremo, iniziamo anche lì con una via intermedia.
Un discorso a parte meritano le ruote, bellissime: un Nobby Nic da 3 pollici davanti, aggressivo da fare paura,
e dietro un bel Rocket Ron da 2,8 che sembra scorrevole al punto giusto;
I cerchi in carbonio, poi, sono talmente belli che viene voglia di incorniciarli ….
ma, la pressione? Ecco un primo problema: i fantastici cerchi Nextie sono molto spessi, e lo spillo della valvola emerge appena. Non è semplice verificare la pressione con una normale pompa a mano, per essere precisi meglio il compressore, che è un po’ scomodo da portarsi appresso durante le normali gite. Comunque, provo con 1,2 al posteriore e 1 all’anteriore, e poi vedremo.
Mezz’oretta buona per la sella, inclinazione, avanzamento, altezza, eccetera. Il reggisella telescopico da 170 di escursione va avvicinato con rispetto …
Poi, finalmente arriva l’alba, e si parte!
Come al solito, prima il dovere e poi il piacere, quindi si inizia subito la salita. Per una volta nella mia vita non ne vedevo l’ora, così curioso di provare il cambio Eagle con il mostruoso rapporto da 50 al posteriore e da 28 all’anteriore!
Sembra di avere un motore elettrico! La Santa va veramente su dappertutto, complice un posteriore dalla motricità infinita: si va piano, è vero, ma non ci si ferma mai, con il cardiofrequenzimetro che segna mediamente 10 pulsazioni di meno del normale.
L’ammortizzatore risponde bene, non ci sono problemi di pompaggio, però la ruota segue fedelmente le asperità del terreno. L’anteriore si alleggerisce, viene voglia di lasciare la forcella completamente aperta: scopro presto che, sul ripido, va benissimo così!
Un altro piccolo settaggio del manubrio, e finalmente trovo la mia posizione.
Dopo lungo girovagare, raggiungo la meta classica: Santa Maria del Giogo. Lì un gradito incontro, la Banda Bassotti, e subito vengo accerchiato da tutti biker presenti, sbigottiti di fronte un mezzo che non hanno mai visto!
Mi invitano subito a provare un sentiero molto tecnico, dicono loro, ti divertirai molto con questo carroarmato. Va bene, dico io, mi accompagnano all’inizio di un bel sentiero tecnico che porta alla chiesa di Polaveno e, intimoriti dalla potenza del mezzo, mi dicono di partire per primo. Prima vera discesa per me, chissà come andrà. Il mezzo ispira subito fiducia, le sospensioni svolgono il loro dovere, anche se devo lavorare ancora sul settaggio. I freni Guide sono semplicemente perfetti, molto potenti ma progressivi al punto giusto; mi ero un po’ spaventato dalla scarsa risposta dell’anteriore, dovuta alla necessità di un breve periodo di rodaggio del disco da 200. Dopo di che, infondono una sicurezza totale.
Le ruote, dal canto loro, contribuiscono ad una sensazione di galleggiamento su sassi, radici, gradini, che richiede cautela perché non si capisce bene dove stia il limite. Che trovo, puntuale, in un tornante stretto che tento di superare con un nose press che abortisce in un bel volo in avanti. Nessun problema, ero quasi fermo, il battesimo ci voleva; neanche un graffio alla bella vernice. Riprendo la discesa, scendo bello veloce, anche se mi accorgo con sorpresa e, dietro di me, c’è uno scatenato Ivan Maiolini, con la sua leggera bici da XC: bravo Ivan, hai manico da vendere.
Il gruppo della Banda Bassotti mi indica un nuovo sentiero, che dal monte ci Marone scende a Gaina, e me lo dipingono come trail da adrenalina garantita. Ottimo, dico, ci vado subito! Infatti, puntuale, un sentiero che praticamente è un canale che scende lungo la massima pendenza, con gradoni, pietra smosse, insomma tutto quanto serve per mettere a dura prova la neonata. Anche sulle pietre che si muovono questa sensazione di galleggiamento che rischia di farmi scivolare in un delirio di onnipotenza. Meglio rallentare, considerando anche che sono da solo!
Alla fine di questa prima giornata, che dire: massima soddisfazione, dopo un simile tormento tutto ok, ha preso solo gioco lo sterzo: una regolata e via.
Complimenti a Giangi ed al suo team per la realizzazione di questo capolavoro.